Contea degli Hobbits
Collina Tuc.
Campo MedioPrimo
Terra al di qua e di la’ del fiume Plavis.
Provincia de Belun.
Domenica 21 luglio MMXIII
Dispaccio numero uno.
Mentre mi accingo a di – spacciare il primo giorno, cosa che faro’ per ogni giorno del Campo Scuola di Prima Media, chiedo umilmente perdono ai lettori se non sarò sufficientemente conciso e scorrevole nello scrivere. Comunque, sappiate, che non lo faccio apposta.
L’accoglienza, coreografica, all’arrivo dei ragazzi e delle ragazze qui al campo prendeva corpo nella mattinata con il posizionamento di una tipica porta di abitazione ( detto anche buco) hobbit. Nel pre montaggio gli animatori si erano lanciati in disquisizioni e distinguo sulla natura dei nani ( poi capirete perché) arrivando a bizantinismi del tipo: ” Sai quale nome ha il nano a cui piace il mare?” Risposta: ” Jesolo”. Poveri Brontolo, Eolo, Pisolo, Cucciolo, Dotto, Gongolo e Mammolo, già si trovano con nomi non molto epici e vedersi associati anche a. “Jesolo”…..
Ma sia chiaro, non è di questi nani che si vuole parlare.
La nostra storia, quella che farà da file rouge per tutto il campo, vede come protagonisti assieme a Bilbo Beggins e Gandalf, non sette, ma tredici nani.
Ecco i loro nomi: Gloin, Balin, Bifur, Fili, Kili, Oin, Thorin Scudodiquercia, Dain, Bombur, Dwalin, Nori, Dori e Ori.
Ed inizia proprio con la visita ( a dir la verita’ inaspettata) dei tredici nani affamati presso la casa di Bilbo Beggins nella Contea Hobbit. Invitati da chi? Da Gandalf, un personaggio che conosceremo con l’andare della storia.
Quale il motivo di questo convivio?
Pianificare la riconquista della montagna solitaria dei nani , dentro la quale insiste il loro grandissimo tesoro sequestrato con violenza dal drago Smaug.
Ma perché coinvolgere Bilbo Beggins appartenente al popolo degli hobbits.
Gli hobbits sono un popolo dalle caratteristiche così descrivibili: sono amanti della pace e discreti, tendono ad essere grassocci, possiedono una grande agilità e hanno vista e udito particolarmente acuti. La loro statura oscilla fra un braccio e un braccio e mezzo, e il più alto fra loro è sempre più basso di un Nano, sebbene gli Hobbit siano meno tozzi e robusti di questi ultimi. Sono allegri e spensierati nei periodi di pace, ed amano vestirsi di colori vivaci e banchettare a non finire per allietare le loro giornate. Non portano calzature, i loro piedi hanno la pelle dura come suole e sono ricoperti da un folto pelo.
Bilbo Beggins viene coinvolto perché e’ un ottimo “scassinatore”.
A Pian di Coltura oggi sono arrivati 47 tra ragazzi e ragazze, saliti da Spinea lungo la Valle del fiume Piave per poi arrampicarsi fino alla Contea di Pian di Coltura al fine di apprendere attraverso le stesse avventure di Bilbo Beggins le modalità per la ricerca di un tesoro, il “loro” tesoro….. Li accompagnavano i genitori. Anche loro sono entrati nel Campo attraverso una porta hobbit dove per fortuna non era scritto nel suo “sommo” quel che troviamo descritto all’esordio del Canto Terzo della Divina Commedia:
“Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate.
Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l’etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.”
Non è facile descrivere un simile “battaglione” e infatti abbiamo chiesto informazioni proprio ai loro genitori e sono emerse cose molto interessanti di cui fra poco vi relazionerò.
Intanto vi scrivo la mie prime impressioni. Ieri sera si sentivano cantare i grilli e frinire le cicale, ora non più. I gestori avevano preparato un bel buffet di accoglienza e non è rimasta traccia. I ragazzi sfoggiano taglio di capelli da ultimo dei moicani. La loro carnagione è stata recentemente abbronzata, il che insinua il sospetto che arrivino da un periodo di vacanze balneari. Amano rincorrere sfere di cuoio gonfiate ad arte e prenderle a calci. A loro volta sono inseguiti da nubi di polvere che sembrano essersi loro affezionate. Le ragazze volteggiano sul prato del campo di calcio incrociando imprevedibili palloni oppure di dilettano a prendere a schiaffi altri palloni.
Abbinano il suono della campana solo alla possibilità di mangiare e restano delusi se invece li si chiama ad altre attività.
Fin qui solo impressioni.
Tornando alle informazioni fornite dai genitori abbiamo riscontrato più aspettative nei loro confronti che definizioni. Poi andando a leggere i desideranda dei figli nei confronti dei genitori siamo arrivati alla conclusione che siamo di fronte al genere definibile “prae adolescens”. Alla fine ci siamo fatti vicendevolmente gli auguri… !
Partiti i genitori c’è stato tempo per sistemarci definitivamente chi in rifugio e chi in tenda, procedere con la pratica delle docce onde evitare di diffondere fragranze di umanita’ e al suono della campana tutti hanno risposto con prontezza. Era l’ora della cena.
Nel dopo cena è prevista una serata – gioco movimentata onde prevenire movimenti notturni. Ma di questo vi racconterò domani.
Il giorno volge al desio, un venticello fresco scende dai monti, l’appetito è buono, il clima sereno ma soprattutto non invidiamo voi laggiù nella calura di Spinea.
Qui tutto bene.
Cosciente che “barba non facit philosophum”, chiedo venia per le tante parole che non fanno di me un gran narratore.
Il di – spacciatore di campo.