Contea degli Hobbits
Collina Tuc.
Campo MedioPrimo
Terra al di qua e di la’ del fiume Plavis.
Provincia de Belun.
Lunedi’ 22 luglio MMXIII
Dispaccio numero due.
“L’ho portato io e io non porto cose che sono inutili.”
È una frase di Gandalf che ha fatto da motto a tutta la giornata. A quali avventure sono stati chiamati i nostri eroi?
Ve lo racconto fra pochi istanti.
Ora invece vi notifico la serata e la notte trascorsa.
La serata ha visto i ragazzi festeggiare il compleanno di due gemelli che fanno parte della nostra compagnia e partecipare ad un gioco notturno finalizzato alla composizione dei gruppi. I gruppi sono fondamentali per la gestione di tutte le attività di campo, dai giochi ai servizi. La notte è passata indolore rispetto alle aspettative. L’ homo prae adolescens, sia nella versione maschile che femminile, in situazione “abnocto” (notte fuori casa) è soggetto a scariche adrenaliniche che lo porta talvolta ad assumere atteggiamenti lupeschi (ululano), oppure da iene ridens ( ridono senza motivo), da scimmie urlatrici (urlando alla scoperta di soffrire di una semplice aracnofobia) e qui i ragni abbondano.
Comunque, per ora , tutto questo non è stato il nostro format notturno.
Ritorno al racconto delle avventure vissute nella giornata.
Opero una premessa: le avventure sono sempre legate alla nostra storia.
Deinde vi espongo la seconda puntata della storia ” Lo Hobbit” messa abilmente in scena dagli animatori.
Bilbo e i nani per riposare durante la notte si erano rintanati in una grotta ma ahimè era abitata dagli orchi. Vengono catturati e solo grazie ad un intervento magico di Gandalf sono riusciti a svignarsela, non senza intralci per lo stesso Bilbo e Thorin, rotolati uno sull’altro.
Bilbo sviene e al risveglio incontra uno strano e viscido personaggio di nome Gollum alla continua ricerca del suo tesssoro perduto. Praticamente un anello,che una volta calzato al dito, rende invisibili. Ebbene Bilbo senza nemmeno accorgersi lo aveva raccolto e messo in tasca. Nasce tra loro una disfida a indovinelli. Il premio per Gollum, qualora ne fosse uscito vincitore, era di potersi pappare Bilbo. ( De gustibus non disputandum est). Per fortuna vince Bilbo e dopo aver calzato l’anello sfugge alla furia di Gollum e degli orchi lasciando dietro di se’ solo i bottoni del panciotto.
I nani, salvati da Gandalf, già cominciavano a dubitare dell’utilità di avere con loro Bilbo quando, al suo arrivo e racconto, dovettero ricredersi. A questo punto andate a rileggervi il motto: è esattamente quello che Gandalf dice a difesa di Bilbo.
Ma i guai non sono finiti. Arrivano lupi mannari assieme agli orchi e i nani devono riparare sopra gli alberi. Riescono a scappare alla minaccia grazie all’intervento provvidenziali delle aquile che ghermendoli senza far loro del male li portano per l’intanto al sicuro nei loro nidi. E qui per oggi mi taccio della storia. Ma non certo delle attività che ci ha ispirato.
Al mattino i ragazzi sono stati invitati a scoprire quali sono i valori che rendono coesa una compagnia che intende perseguire uno scopo comune. Anche noi siamo alla ricerca di un tesoro e dobbiamo essere assolutamente uniti come una comunità. Nutrire pregiudizi e sospetti l’uno verso l’altro, oppure creare divisioni, pretendere privilegi, non dare tutto quello che abbiamo non ci porta da nessuna parte. Prima del pranzo il don ci ha aiutato a far sintesi di quanto scoperto. Soprattutto ci ha sottolineato come ci troviamo ad avere in noi stessi un tesoro nascosto che solo nella vita comunitaria si evidenzia ai nostri stessi occhi. Il pomeriggio ci ha visti giocare ispirandoci alla disfida tra Gollum e Bilbo e a come si costruisce una vera comunità.
Il gioco notturno invece si è ispirato alla fuga, con l’aiuto delle aquile, dalle montagne nebbiose.
Le difficoltà dei nani nei confronti di Bilbo e i loro pregiudizi sono le nostre stesse difficoltà quando ci troviamo a gestirci in vita comunitaria. E spesso questo ci fa perdere di vista ciò a cui siamo chiamati. Andiamo a crearci difficoltà come se di problemi non ve ne fossero già abbastanza. Per esempio ci lasciamo incantare da proposte viscide e ambigue che tentano di ingannarci per poi fare di noi un sol boccone ( Gollum, lupi mannari, orchi).
Per fortuna qualcuno si prende cura di noi e quando sembriamo essere sul punto di soccombere ci solleva su ali d’aquila.
Ma soprattutto, vivendo gli uni per gli altri, nessuno si sentira’ mai inutile.
Il bollettino medico di “campo” non presenta annotazioni di tipo infermieristico se non per qualche morso di insetto, cosa abbastanza normale, per altro, in questa Contea. Qui gli insetti sembrano tutti più grossi. Ci sembra di essere in quei film del dopo guerra quando la paura delle radiazioni atomiche faceva immaginare isole sperdute in cui gli insetti a causa delle stesse si ingigantivano a dismisura. Nelle ultime ore registriamo anche un incontro ravvicinato con le ortiche le quali usano farsi notare al contatto.
Dalla convivenza notturna nelle tende dei maschi arrivano notizie non granché degne di nota se non per un ragazzo che alzatosi prima, mentre stava girovagando per il campo. Beccato dagli animatori e’ stato portato a far le lodi con loro. Aut dormis aut oras! Nemmeno nella regola di San Benedetto si era arrivati a cotanta ascesi. Oppure di esternazioni flatulenti ( il sommo poeta direbbe: e lor del cul avean fatto trombetta…) che fanno odorare uno spettro eccezionale di fragranze. D’ altra parte lamentarsi di ciò sarebbe come protestare mentre attraversi il deserto perché la sabbia ti entra nelle scarpe.
Concludo scusandomi di qualcosa che vi ho scritto e non vi garbasse ma il mio compito si riassume nel detto latino : ” relata refero…”.
Qui tutto bene. La giornata è stata caldina ma ora fratello vento viene in nostro soccorso.
Il di – spacciatore della contea.