Contea degli Hobbits
Collina Tuc.
Campo Medio Secondo
Terra al di la’ del fiume Plavis.
Provincia de Belun.
Domenica 28 luglio MMXIII
Dispaccio numero uno.
“Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita. ”
Il sommo poeta così inizia la sua Divina Commedia.
“L’Historia si può veramente deffinire una guerra illustre contro il Tempo, perché togliendoli di mano gl’anni suoi prigionieri, anzi già fatti cadaueri, li richiama in vita, li passa in rassegna, e li schiera di nuovo in battaglia.”
Così scrive il Manzoni nella sua intro ai Promessi Sposi.
“In una caverna sotto terra viveva uno Hobbit. Non era una caverna brutta, sporca, umida, pieni di resti di vermi e di trasudo fetido, e neanche una caverna arida, spoglia, sabbiosa, con dentro niente per sedersi o da mangiare: era una caverna hobbit, cioè comodissima. ”
Questo è l’esordio del grande Tolkien nel suo Lo Hobbit. Un viaggio inaspettato.
Ebbene io, tapino, vi dovrò raccontare dell’intreccio tra quest’ultima storia con l’avventura del nostro campo. La storia ci offre un’immenso e stratosferico sipario mentre noi attori della nostra avventura vi ci inseriamo per trovare ispirazione per il suo divenire.
Pertanto lo scarabocchiare del mio scrivere arranca così:
“L’accoglienza, coreografica, all’arrivo dei ragazzi e delle ragazze qui al campo prendeva corpo nella mattinata con il posizionamento di una tipica porta di abitazione ( detto anche buco) hobbit e uno striscione di benvenuto.
Ad accoglierli erano gli hobbits educatori provenienti dalla pianeggiante Spinea che li avevano preceduti di un giorno e il Sindaco Ciano Tuc della Contea che sovrasta il fiume Plavis dalle chiare e fresche acque. Si prosegue con la visita in Contea di Gandalf che li invita a seguire le vicende dell’amico Bilbo Beggins, come fossero anche loro dei Bilbo. Ed eccoci immersi nell’avventura.
Cosa avranno di così particolare questi hobbits spinetensi per interessare il grande e saggio Gandalf?
Lo abbiamo indagato interrogando i di loro genitori che qui li hanno accompagnati.
Attraverso confronti, discussioni, pranzi succulenti, giochi e disfide ecco il quadro che ne è emerso:
” Le caratteristiche degli hobbits spinetensi, dove la pianura lambisce il mare, non differenzia tantissimo dagli hobbits della Contea Tuc. Sono però un po’ più alti di statura, longilinei e con piedi abbastanza normali. Solo qualcuno è un po’ più in forma degli altri, ma non se ne preoccupa. Essi ritengono che ci sia a disposizione tutta l’eternita’ per essere pelle ed ossa. Amano mangiare, giocare, gridare, fare chiasso, rincorrere palle gonfiate prendendole a calci e schiaffi, a volte sembrano non sentire quando gli si parla ma ad un miglio di distanza odono la campana che avvisa del pranzo e della cena. Adorano la compagnia e ogni momento diventa un’occasione per far festa e divertirsi. Sono entusiasti di fronte ad ogni proposta mentre, stranamente, intristiscono quando gli si propone di studiare, scrivere, riflettere, pregare. Adorano i loro genitori, nutrono nei loro confronti un immenso affetto, pendono dalle loro labbra eppure non vedono l’ora che se ne tornino a Spinea quanto prima… . In verità esigono, talvolta, di essere lasciati liberi. ”
Beh, possiamo dire che si parte da una buona base. Vediamo come andrà a finire.
Nel pomeriggio gli hobbits spinetensi si sono accomiatati dai loro genitori dopo la Santa Messa celebrata dal don. Il don all’omelia ( l’omelia è quel discorso che il sacerdote fa dopo aver letto il vangelo con effetti soporiferi) ha comunicato agli hobbits che l’anno prossimo sarà lui stesso ad accompagnarli, assieme alle catechiste, alla Cresima. Sempre che non si verifichi l’opportunità di agire già qui al campo. È quindi si è dichiarato felice di essere qui, così almeno li conosce un po’ di più.
Dopo la merenda hanno preso possesso delle loro brande o in rifugio e nelle tende. Ne abbiamo contati 68, un esercito. Subito dopo sono stati invitati a far la doccia onde evitare il diffondersi di profumi di intensa umanità sia in tenda che nelle camere. In verità, oggi, la calura si faceva ben sentire anche qui.
Mentre vi relazione si sta appropinquando l’ora di cena e pertanto sono costretto a lasciarsi.
Della serata vi racconterò domani, a Dio piacendo.
Tutto va bene anche se qualche lacrimuccia, si parla di qualche ragazza, ha irigato le loro guance. La mamma è sempre la mamma. Non se ne abbiano i papà.
Cosciente che resta sempre vero il detto: “Primum vivere deinde philosophari.” , dormite sonni tranquilli, vi vogliono bene.
Il di – spacciatore di campo.