Contea degli Hobbits
Collina Tuc.
Campo Medio Secondo
Terra al di la’ del fiume Plavis.
Provincia de Belun.
Lunedi’ 29 luglio MMXIII
Dispaccio numero due.
Eravamo rimasti a ieri sera.
Dopo cena grande gioco notturno per formare i gruppi, essenziali ad ogni esperienza di campo scuola onde meglio organizzarsi nelle attività e nei servizi.
Si trattava di superare delle prove singolarmente ottenendo un punteggio e quindi l’indicazione di appartenenza al gruppo.
Il gioco stesso si è protratto fino ad ora tarda. Il coprifuoco infatti era stato stabilito alle una di notte e giuro che è stato puntualmente rispettato.
Gandalf aveva il giorno prima, all’accoglienza, invitato gli hobbits spinetenses ad un the’ presso il buco hobbit di Bilbo alle cinque, ahimè, senza spiegare se di pomeriggio o di mattina. Era per la mattina…. .
Ebbene alle cinque, puntualmente, eravamo in casa Beggins a sorseggiare the’.
Vista l’ora poteva andar bene anche un caffè e due stuzzicadenti … si per tenere aperte le palpebre. Ma non eravamo solo noi. Alla spicciolata sono arrivati anche tredici nani. Ecco i loro nomi: Gloin, Balin, Bifur, Fili, Kili, Oin, Thorin Scudodiquercia, Dain, Bombur, Dwalin, Nori, Dori e Ori. Chi li impara a memoria prima della fine del campo vince un premio.
Sorseggiata l’ultima goccia di the’, divisi in gruppi e in compagnia dei nani ci siamo cimentati in esercizi per entrare in sintonia tra di noi.
Il perché lo abbiamo intuito subito dopo quando raggiunti da Gandalf siamo stati esplicitamente invitati ad “entrare” nella storia e unirci alla compagnia dei nani e di Bilbo. Certe avventure si possono intraprendere solo se regna la massima fiducia. Gandalf è uno stregone buono, forse amico di mago Merlino, che si prende cura delle vicende di hobbits, nani, elfi, uomini difendendoli da orchi, trolls, lupi mannari, draghi, ragni, elfi silvani e quant’altro. Già ieri sera ci sarebbe stato bisogno di lui nelle camere delle ragazze spaventate da ragni, grilli e cavallette che vi si erano introdotti, anche se ne incontreremo di ben peggiori.
Ad ogni gruppo ha proposto di leggere e sottoscrivere un contratto perché quando si entra in questa avventura… le cose le si fan serie.
Alle 7.30 sveglia, si sveglia…, qualcuno per due ore e mezza di fatto ha dormito in piedi. E via con tutta la quotidianità ordinaria da smaltire in corvée varie.
Dopo la preghiera del mattino via alle attività. La prima in sintonia con quella dell’alba. Si trattava di prendere coscienza delle nostre paure per superarle. Due esercizi ci hanno svelato le paure: il primo voleva che ci abbandonassimo alla presa di un amico, scelto da noi, cadendo alla cieca all’indietro, il secondo di lasciarci cadere all’indietro all’interno di un cerchio alla presa di chiunque, e qui e’ stata dura. Il coraggio consiste anche e soprattutto nel saper prendere coscienza delle nostre paure. Scritte su dei foglietti le abbiamo poi bruciate.
“Per rinascere bisogna avere il coraggio di far entrare la luce nell’anima.”,
ha detto uno o una di cui non mi ricordo più il nome.
Immediatamente dopo ci siamo lanciati in un gioco che avrebbe risaltato il coraggio senza far dimenticare la coscienza dei nostri limiti.
Dopo pranzo la pioggia ci ha fatto visita per due orette. E meno male: l’aria si è rinfrescata e abbiamo potuto sonnecchiare in branda.
L’attività del pomeriggio ci ha offerto la possibilità di lavorare su alcune parabole del vangelo molto significative per farci intuire con quali valori dobbiamo amalgamare la nostra vita personale e quella di comunità. Per rendere tutto più concreto e tattile ogni gruppo ha impastato il pane, depositato alla lievitazione. Una volta cotto sarà sulla nostra tavola.
Il don ha concluso il lavoro della giornata con delle riflessioni che hanno sistematizzato tutto ciò che si siamo riusciti a intuire.
Durante il pomeriggio di pioggia il don, probabilmente stanco,era andato a mettersi orizzontale nella sua camera che fa angolo al lato sud est del rifugio.
A ridosso del muro e al riparo di un poggiolo si sono radunati alcuni ragazzi che, ignari del suono sonno leggero, si sono abbandonati in esternazioni in piena libertà. Ha avuto così la possibilità di prendere atto di uno spaccato dei discorsi in libertà dei ragazzi e delle ragazze di seconda media. Lo spettro andava da considerazioni sugli animatori e sugli amici di campo, ad affermazioni sul loro vissuto, il tutto condito e intercalato da neologismi ( si fa per dire) anatomici e qualche … strisso ben assestato. Non comunque discorsi di alto livello. Al momento della sintesi quotidiana il don ha comunicato il fatto a tutti, con molta non challance e dimostrandosi superiore alla cosa. Resta il sospetto però che lo abbia detto anche per garantirsi il riposino pomeridiano. Raramente vedremo i ragazzi sostare ancora da quelle parti, di pomeriggio.
Il racconto della storia e’ ripreso dopo cena con l’incontro di Bilbo con Gollum dopo le vicende riguardanti la malaugurata scelta di passare la notte in una grotta dove in realtà c’era il covo degli orchi e ha introdotto il gioco notturno ambientato nella lotta di nani e hobbit contro i lupi mannari prima di raggiungere lo scontroso ma ospitale Boern.
Vi racconterei anche la storia per esteso ma non farei altro che fare copia e incolla dai dispacci dei campi precedenti quindi vi invio ai dispacci del campo della settimana scorsa.
Abbiate pietà. “Repetita iuvant sed secant”, specie per quei pochi che mi hanno sempre letto.
Il di – spacciatore di campo.