Contea degli Hobbits
Collina Tuc.
Campo Medio Secondo
Terra al di la’ del fiume Plavis.
Provincia de Belun.
Venerdi’ 02 MMXIII
Dispaccio numero sesto e ultimo.
Ieri sera ci siamo giocati la sfida finale con Smaug riveduta e corretta per meglio architettare il “gioco stesso”. La scenografia creata dagli animatori avrebbe fatto sentire un dilettante anche Dario Argento per l’horror e Alfred Hitchcock per la suspense. Il buio pesto, l’ora tarda, i travestimenti degli animatori, la musica di sottofondo diffusa nell’intera area di gioco, i lumini accessi, i sotterranei della casa trasformati in mausoleo hanno condito il tutto.
Marco, che si è ormai imposto come termometro del gradimento delle attività ( quello che la sera della disco hobbit ha preso sonno), piangeva dalla paura: gradimento bassino ma effetto pieno!
In realtà se non sapevi a priori che si trattava di un gioco ad aver paura ci stava tutto. Gli animatori si erano talmente ben travestiti e mascherati che ad aggirarsi qui a Pian di Coltura potevi veramente credere di aver incrociato un orco o un Troll, oppure di aver inciampato in un nano o in un hobbit. L’infermeria allertata prima del gioco si era preparata alla battaglia e attrezzata all’uopo contro mal di pancia diplomatici o di vera paura ( qualcuno dichiarava apertamente di farsela sotto…), distorsioni improvvise del piede destro con percezione del male in quello sinistro, panico, stress da sonno.
Il gioco si è concluso con l’annientamento di Smaug da parte di Thror, risuscitato, re di Erebor e padre di Thorin. Avrete già notato la libera interpretazione ad usum del gioco che farà rabbrividire la nostra esperta Laura. In realtà a uccidere Smaug è un dardo scagliato dal grande arciere Bard
che lo colpisce nell’unico punto letale scoperto da Bilbo, il so tallone d’Achille. La città di Bard era stata distrutta da Smaug come rappresaglia per aver ospitato i nani.
L’attività del mattino ci ha visti impegnati in alcuni esercizi che poi ci hanno fatto riflettere sul servizio dell’essere guida per glia altri o per una comunità.
Il don alla fine ci ha fatto notare come il personaggio Gandalf riassuma tutte le caratteristiche di una vera guida:
– si prende cura delle situazioni della comunità dei nani,
– li sprona a riconquistare la loro città, luogo di identità e di valori (tesoro),
– li accompagna nell’avventura ma senza preservare i nani dalle difficoltà che dovranno superare,
– procura loro degli esperti a sostegno ( Bilbo, Beor, Bard,…),
– interviene solo quando serve,
– lascia comunque liberi i nani di decidere del loro futuro pur desiderando profondamente la pace per tutti e la realizzazione dei loro desideri.
Lo possiamo considerare la “parabola” o il “paradigma” di ogni guida.
Nel pomeriggio abbiamo celebrato l’eucarestia conclusiva del campo facendola precedere dal sacramento della confessione vissuta nella sua interezza:
– confessione di lode,
– confessione di vita basata sul brano evangelico dell’incontro di Gesù con Zaccheo. Il don ci ha avvertito che quando entriamo davvero in amicizia con il Signore poi non siamo più quelli di prima,
– confessione di fede.
La confessione di lode è diventata poi il canto iniziale della Santa Mesa, l’unico.
La confessione di vita l’abbiamo conclusa con l’abbraccio di riconciliazione sempre durante la Santa Messa seguito dal rinnovo delle promesse battesimali e da un bans, così come all’offertorio. Non avendo chi suonasse la chitarra o chi intonasse i canti ci siamo arrangiati così.
Insomma, abbiamo finito in gloria.
Domani saremo di ritorno . State attenti, però, non saremo più quelli di prima ( a dir la verità neanche di seconda). Se volete sapere perché andate a leggervi il finale del libro Lo Hobbit.
Arrivederci a Spinea.
Il di – spacciatore di Campo, per servirvi.